lunedì 10 settembre 2012

Festivaletteratura 2012

Il festival di Mantova resiste alla crisi 102mila presenze, come nel 2011

La sedicesima edizione, che si è chiusa ieri, fotografa un'offerta ridotta con 240 incontri a pagamento (lo scorso anno erano 72 in più), molta attualità e pochi spettacoli rispetto al passato
di FRANCESCO ERBANI

MANTOVA - Con Edgar Morin ("Una nuova educazione per un umanesimo planetario") si è chiuso il Festivaletteratura. Un Festivaletteratura che, a conti fatti, tiene. Forse inaspettatamente, dicono gli organizzatori. La sedicesima edizione si chiude praticamente con gli stessi numeri della quindicesima (erano 104 mila presenze nel 2011, sono 102 mila nel 2012). Ma comunque fotografa una offerta più ridotta: sono stati 240 gli incontri a pagamento (72 in meno rispetto al 2011) con 62 mila biglietti staccati e 96 quelli a ingresso libero (23 in più dell'anno scorso) con 40 mila presenze.

Nonostante un budget ridotto, il festival ha raccolto nelle piazze di Mantova, soprattutto durante il week-end, una grande folla, meno vistosa che nelle edizioni precedenti perché sparpagliata in molti luoghi della città, e non più stretta fra piazza delle Erbe e piazza Sordello. Luca Nicolini, Marzia Corraini e gli altri del comitato che allestisce il festival si sentono soddisfatti, sembrano anche sollevati: "Non era una situazione così scontata dopo un'estate segnata dalla crisi economica, dal terremoto e da un clima di incertezza generalizzato". La cultura fa bene, sottolineano con una punta d'orgoglio. Fa bene a Mantova, ma fa bene anche al paese. Al quale paese un gruppo di precari della scuola ha ricordato, ieri pomeriggio in piazza Mantegna, che senza un'istruzione pubblica che funziona, e che ha i soldi per funzionare, le rassegne culturali possono incidere fino a un certo punto. Molto seguito il festival ha riscosso anche in rete: 70 mila i visitatori unici connessi al sito nella settimana, 300 mila le pagine visualizzate (più 20 per cento rispetto al 2011). Questa edizione era accompagnata da presagi poco brillanti. Il terremoto del maggio scorso ha scosso la città, che ne porta ancora i segni. Il simbolo del sisma è la Camera degli Sposi affrescata da Andrea Mantegna nel Palazzo Ducale. Una lunga crepa taglia il dipinto della parete che dà sull'esterno. Il rischio è che l'affresco, ora protetto da un'impalcatura, subisca un distacco. La sala è chiusa al pubblico, ma una storica dell'arte della Soprintendenza, Renata Casarin, ha accompagnato alcuni scrittori. La Gazzetta di Mantova ha promosso un appello al presidente Napolitano, primo firmatario il premio Nobel Seamus Heaney, che mercoledì ha inaugurato il festival. Da Roma scarseggiano i fondi e uno dei simboli del Rinascimento italiano è messo a dura prova. Tutto il festival ha cambiato una parte delle abitudini. Il cuore si è spostato da piazza delle Erbe in piazza Sordello e chi è arrivato a Mantova, vedendo la prima spoglia, ne ha tratto la frettolosa conclusione di un'edizione in affanno. Il festival non cresce, anzi perde qualche numero, ma non è la crescita l'obiettivo di una manifestazione così, che oltre quei numeri è difficile possa andare. Il meccanismo che si rinnova è quello di uno spettro ampio di argomenti trattati, che gettano sempre un seme nell'attualità (la crisi economica, le soluzioni per uscirne, il lavoro precario, il lavoro che manca, gli interrogativi sull'Europa, il paesaggio e la sua tutela...). O che toccano il costume degli italiani e delle italiane: esemplare, ieri, l'incontro con Natalia Aspesi, intervistata in piazza Castello da Concita De Gregorio. O che, ancora, documentano la pervasività della mafia (pubblico che in piedi applaude Pietro Grasso) e una memoria che rischia di sbiadire a causa di una corruttela che si è fatta sistema, come, a vent'anni da Mani pulite, ha ricordato Gherardo Colombo. Pochi spettacoli, quasi nulla, rispetto a qualche anno fa. Ma molte iniziative che hanno fatto vivere la letteratura al di là della pagina scritta. Un esempio per tutti, le letture su Ariosto in Palazzo Te. Scrittori, attori, studiosi hanno messo in scena una rappresentazione corale sull'Orlando furioso, un racconto a più voci che ha rovistato nei magazzini di quel poema, e tirato fuori un fiotto di immagini, anche disparate. A sera l'esercito dei giovani e meno giovani volontari in maglietta blu era al lavoro. L'appuntamento ora è per settembre 2013 (dal 4 all'8). C'è un anno per raccogliere idee ed energie, perché su chi organizza cultura i nuvoloni non si sono allontanati.

FONTE: LaRepubblica     

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